martedì 25 settembre 2012

La cassata siciliana rappresenta la pietra filosofale dei dolci siciliani che, assieme al cannolo, è conosciuto in tutto il mondo. Per l’etimologa e la storia di questa meraviglia meglio la descrivono Gaetano Basile – Anna M. Dominici Musco – Giuseppe Barbera nel loro libro“ Mangiare di festa – Tradizioni e ricette della cucina Siciliana:Secondo tradizione il felice connubio ricotta-zucchero, base della cassata, nacque quando in Sicilia arrivarono le dolcezze dello zucchero di canna. Si racconta che un “saracino” stava impastando quegli ingredienti in un pentolino di rame e abbia risposto “qas’at”, il nome arabo del pentolino, a un siciliano che glia aveva chiesto, invece, il nome del dolce….

….Il testo più antico in cui compare la prima volta la parola cassata è il “Declarus” di Angelo Sinesio (1305-1386). Fu lui, il primo abate del grandioso monastero di San Martino delle Scale, l’autore di quel primo vocabolario siciliano-latino il cui manoscritto è stato pubblicato nel 1955 a cura del benemerito “Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani”. Ebbene, alla voce “cassata” si legge: “cibus ex pasta panis et caseus compositus”. Insomma, cibo composto da pasta di pane e formaggio: probabilmente un insipido cacio come la ricotta, dolcificato con il miele e racchiuso in un involucro di pasta di pane prima di essere infornato. E con questo, naturalmente, va a farsi benedire il concetto dell’invenzione araba del dolce…….
….Nel” vocabolario siciliano etimologico” di Michele Pasqualino, edito nel 1785, la cassata viene definita “specie di torta fatta di ricotta raddolcita di zucchero con rinvolto di pasta anch’essa raddolcita e fatta a forma rotonda”. La stessa cosa, all’incirca, scrisse Vincenzo Mortillaro nel suo Dizionario del 1876. Come avrete intuito, si indica chiaramente quella che oggi chiamiamo cassata al forno. Era quella l’unica cassata conosciuta dai nostri nonni. Quel trionfo di pan di Spagna, crema di ricotta, vaniglia e pasta reale, glassa di zucchero, cedro e cannella, frutta candita, zuccata e capello d’angelo, marmo mischio di tarsie geometriche, arabeschi floreali, trionfale visione del mondo, nacque soltanto attorno al 1878 quando il celebre pasticciere palermitano cavaliere Salvatore Gulì produsse industrialmente “zuccata e frutti canditi”. Con l’intento d’incrementarne la vendita creò una sua “cassata alla siciliana”, come la chiamò, ricca di ogni sorta di ben di Dio di produzione della Casa! Il successo fu immediato perché quel trionfo barocco meglio ubbidiva alla gran voglia di esprimere una siciliana esuberante sensualità. 



 

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